“Mi chiamava zio Antonio”. Boggeri, padre della grafica italiana.
dicembre 4, 2017
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Antonio Boggeri rappresenta una figura imprescindibile quando parliamo di grafica italiana nel mondo, e sicuramente, se vogliamo individuare la nascita del movimento moderno della grafica italiana, a lui dobbiamo assolutamente fare riferimento.

Boggeri, dopo aver approfondito l’arte della fotografia e dopo un’esperienza da dirigente per l’industria tipografica Alfieri & Lacroix, fonda nel 1933 lo Studio Boggeri, considerato uno degli studi italiani di grafica più importanti, con il quale hanno collaborato alcuni tra gli artisti e graphic designer più famosi e talentuosi che la storia possa ricordare.

I modelli offerti dal Bauhaus sono l’ispirazione che Boggeri coltiva per dare vita alla propia azienda e per circondarsi di un collettivo di artisti del calibro di Giancarlo Iliprandi, Bob Noorda, Carlo Vivarelli, Bruno Munari, Enzo Mari, Walter Ballmer e Albe Steiner che, come ricordato dallo stesso Boggeri nel 1974, lo chiamava “zio Antonio”. Questo ricordo esprime in modo chiaro il ruolo da maestro che il designer assume agli occhi degli artisti che lavorano con lui e che hanno scritto la storia dell’arte visiva non solo in Italia.

L’opera di Boggeri è focalizzata su un grande spirito di innovazione e sperimentazione, attraverso il quale egli ricerca nuove forme di linguaggio, e ispirandosi ai nomi dell’avanguardia artistica del calibro di Man Ray, spesso lavora sulla fotografia, rielaborandola per ottenere risultati all’epoca inaspettati. Antonio Boggeri, che della rielaborazione fotografica nella grafica è tra i primi esponenti, sperimenta soluzioni geniali che trovano terreno fertile nell’intelligenza e consapevolezza di committenti attenti al linguaggio innovativo della grafica.

Lo studio di Antonio Boggeri, inoltre, è tra i primi a fornire un servizio che non si ferma al disegno, ma comprende il progetto di comunicazione nella sua interezza: in questo senso, tra le grandi aziende che commissionano allo Studio Boggeri le loro campagne di comunicazione, soprattutto tra gli anni ‘50 e ‘60, figurano nomi come Olivetti, Pirelli, Roche, Glaxo, Dalmine, i quali, grazie all’immagine restituita dalle opere grafiche pubblicitarie, vedono fiorire la propria visibilità.

Sfogliando la varietà di opere realizzate dallo Studio, emerge la capacità di mettere in relazione e in costante comunicazione la manipolazione fotografica e un disegno grafico attento, fatto di cromatismi selezionati e puliti, forme chiare e applicazione di retini piatti (ricordiamoci che all’epoca non c’era la grafica digitale), in un linguaggio che appare ancora oggi incredibilmente attuale e fresco, fatto di eleganza e di equilibrio nelle scelte stilistiche, le quali hanno fatto scuola e rendono le opere dello Studio Boggeri belle e attuali, a prescindere dalle epoche.

Boggeri riceve, nel corso della sua carriera, numerose onorificenze, tra le quali la Medaglia d’oro della Triennale (1957) e  il premio Vita di pubblicitario (1967), mentre nel 1970 viene nominato membro onorario dell’Art director’s club di Milano. È attivo nel suo studio fino al 1973, ma ancora oggi la sua arte non solo è considerata la prima espressione della grafica moderna italiana, ma rappresenta un linguaggio contemporaneo, fonte di ispirazione per tutti i designer che possono ritrovare, nelle opere di Boggeri, grande eleganza, educazione, stile e intelligenza.