Spesso siamo abituati ad osservare l’arte pittorica e quella grafica come due espressioni artistiche distinte e nettamente separate, ma nell’accezione più nobile dei due linguaggi, possiamo trovare queste due discipline divise solo da una linea di confine più o meno sottile, o addirittura unite a formare indistintamente una unica, nobile e prestigiosa, grande arte.
Questa premessa necessaria ci fa capire quanto un bravo grafico sia in grado di esprimersi come un vero e proprio “artista”, e come a loro volta i maestri pittori possano sentire vicino il mondo della grafica.
Molti artisti famosi ne sono un esempio, ed è bello poter approfondire l’aspetto “inconsueto” di questi luminari dell’arte che si sono avvicinati al mondo della grafica.
Iniziamo quindi questo viaggio parlando di uno dei più grandi pittori del XX secolo: Pablo Picasso.
Di sicuro il maestro spagnolo non ha bisogno di alcuna presentazione, ma non tutti sanno che, oltre ad essere un pittore di fama mondiale, è stato un grandissimo appassionato di grafica e tipografia, arrivando nel corso della sua vita ad innovare alcune tecniche di stampa dell’epoca.
La passione di Picasso per la grafica inizia già nei primi decenni del ‘900, quando il suo grande spirito di innovazione lo porta ad esplorare le tecniche di rappresentazione, dall’incisione all’acquaforte, passando dall’acquatinta e dalla litografia, rappresentando sia soggetti da lui amati che figure della cultura classica e mitologica.
Durante questi anni, il maestro si appropria di queste tecniche e le plasma per la creazione di suite esemplari nel suo repertorio artistico: ne sono una preziosissima testimonianza le acqueforti della Suite Vollard commissionata dall’editore Ambroise Vollard, e realizzata tra il 1930 e il 1937. Questa suite raccoglie 100 acqueforti, delle quali 27 raffigurano temi liberi, mentre 73 rappresentano cinque tematiche differenti: La battaglia amorosa, Rembrandt, Il minotauro e il minotauro cieco, Lo studio dello scultore e I ritratti di Vollard.
Le opere rivelano un linguaggio a volte sussurratoe a volte intenso, chiaroscuri eterei, e atmosfere sosperse tra il mitico e l’onirico a cui si contrappone una tensione fisica al limite dell’erotico.
L’ottobre del 1945 inizia per Picasso uno dei periodi più importanti per l’arte grafica del maestro: tramite Braque egli incontra infatti a Parigi il tipografo Fernand Mourlot, il quale mette a disposizione di Piacsso l’intro suo studio in Rue Chambrol.
Il maestro, avendo dovuto rinunciare all’arte grafica negli anni della seconda guerra mondiale, si trova ora in uno spazio a sua misura, nel quale passa intere giornate, dall’alba a notte inoltrata.
Durante gli anni passati nello studio di Mourlot, Picasso realizza oltre 200 litografie, e sperimenta le tecniche di rappresentazione inventandone di nuove, approccio al quale gli addetti ai lavori dapprima mostrano scetticismo, per poi ricredersi di fronte alla bellezza ed efficacia delle opere realizzate.
Nello studio tipografico, Picasso inizia a realizzare anche dei manifesti pubblicitari, dapprima per pubblicizzare le proprie mostre, e successivamente per diffondere messaggi sociali come la pace internazionale e le manifestazioni pubbliche. In questo ambito diviene famoso il manifesto del Congresso mondiale per la pace di Parigi nell’aprile 1949. Il manifesto, stampato proprio nello studio di Mourot, raffigura una colomba realizzata in una litografia che il poeta e scrittore Louis Aragon scopre durante una visita allo studio di Picasso, proponendola in seguito come tema dell’intero evento.
La voglia di sperimentare il linguaggio artistico, porta Picasso a realizzare negli anni ‘50 e ‘60 alcune opere che sfruttano una nuova tecnica da lui studiata: la rappresentazione su linoleum. Questa tecnica, inaugurata dal maestro già alla fine degli anni ‘40 grazie ai coniugi Ramié nel cui laboratorio ceramico Picasso inizia a lavorare, permetteva di ottenere, a vantaggio di tempi di realizzazione più rapidi, una lavorazione più semplice e un risultato dai colori vividi, come si evince nei manifesti per le esposizioni personali a Vallauris, e nelle opere Jeune homme corounné de fuillage (1962) e in Le vieux roi (1963).
Sebbene la lavorazione su linoleum sia una tecnica poco amata dagli artisti dell’epoca, Picasso sfrutta alla perfezione le potenzialità offerte da un supporto privo di venature che permetteva immagini poco definite e sovrapposizioni di colore che esaltavano i contrasti tanto quanto i chiaroscuri.
Infine, La Celestine, serie di opere realizzate con tecnica dell’acquaforte e acquatinta tra il 1968 e il 1971, viene realizzata per illustrare il testo Tragicomedia di Calisto y Melibea, capolavoro della letteratura spagnola scritto da Fernando De Rojas nel 1499 e molto amato dall’artista. In questa serie di tavole, Picasso si concentra sulla figura di Celestina, in particolare sulla sua figura istrionica e intrigante, e più in generale sulla figura del nudo femminile.
Pablo Picasso rappresenta uno degli esempi più eclatanti di quanto un lavoro grafico sia una miscela di sapienza tecnica, creatività e grande spessore poetico, e di quanto la grafica sia una vera e propria arte nobile, oltre che testimonianza e fonte di una cultura più ampia di quanto si possa immaginare.