La storia della tipografia ha origini antichissime e, attraversando i millenni, si è lasciata plasmare dalla storia, e a sua volta ha definito intere epoche culturali per quanto riguarda editoria, grafica, design.
Spesso, quando lavoriamo a un documento, o semplicemente quando leggiamo un testo od osserviamo locandine e cartelli informativi, rimaniamo colpiti dallo stile dei caratteri, inconsci però che dietro alle loro linee, all’equilibrio di quelle forme, si nascondono spesso storie importanti, talmente affascinanti da dover essere raccontate.
Proprio per questo motivo vogliamo dedicare uno spazio al racconto di queste storie, e lo facciamo iniziando a parlarvi di uno dei font più eleganti in assoluto, con una storia a dir poco regale: il Bodoni.
La storia di questo carattere inizia nella seconda metà del 1700 e, come in molti casi, prende il nome da quello del suo inventore.
Giambattista Bodoni nasce a Saluzzo nel 1740, e conosce l’arte della tipografia sin da bambino, quando frequenta il laboratorio di stampa di suo padre, mentre da ragazzo lavora presso una tipografia nella città di Roma.
Quando, a causa di seri problemi di salute, Bodoni è costretto a rimanere a Saluzzo, rinunciando a un viaggio in Inghilterra per cercare fortuna, gli si prospetta l’occasione della vita: il Duca di Parma gli affida infatti la gestione della Tipografia Reale della città.
Da quel momento, inizia il periodo della produzione bodoniana, fatta di volumi di altissima qualità, che ancora oggi sono esempio di bellezza, professionalità ed equilibrio tipografico. Per ottenere questi risultati, il tipografo cura personalmente ogni sua opera, scegliendo le carte, le rilegature, e persino la miscela di inchiostri da utilizzare.
È nel 1798 che Bodoni rivoluziona l’arte tipografica, quando, ispirandosi a John Baskerville e alla famiglia Didot (dei quali tratteremo i font da loro creati), inventa l’omonimo carattere che rivoluziona le regole fino ad allora dettate dai font “graziati”. Fino a quel tempo, infatti, i caratteri serif sono del tipo “old style”, ovvero caratterizzati da un contrasto delicato tra linee verticali ed orizzontali, e grazie (ovvero quei trattini posti alle estremità delle linee), leggermente ricurve e raccordate alle aste. Il Bodoni, invece, inaugura un nuovo stile, composto da caratteri con aste orizzontali molto sottili e aste verticali spessissime, con un contrasto molto forte, e grazie sottilissime, dritte e posizionate quasi perpendicolarmente alle aste delle lettere.
L’enfasi emotiva di questo carattere è molto elevata, ed è direttamente proporzionale al suo livello di eleganza e pulizia grafica.
Uno degli esempio più evidenti del carattere Bodoni è legato proprio alla città che ha ospitato l’opera del tipografo. A Parma, infatti, tutte le targhe stradali, le pubblicazioni e i cartelloni curati dal Comune, sono realizzati utilizzando questo font, e anche al di fuori dell’Amministrazione Pubblica, spesso ritroviamo questo carattere. Sempre a Parma è presente il Museo Bodoni, dove sono conservate le opere stampate dal grande maestro, e che rappresentano una delle collezioni tipografiche più preziose del mondo, e decine di migliaia di punzoni originali.
Oggi, del font Bodoni sono presenti moltissime varianti, che fanno di esso un carattere dalla definizione non rigida, e che, a seconda delle proporzioni, degli spessori e del contrasto più o meno forte tra aste verticali ed orizzontali, vengono utilizzate in diversi prodotti.
Di sicuro, il Bodoni è uno dei caratteri imprescindibili per la tipografia, e i canoni della sua bellezza sono ben spiegati nella prefazione del “manuale tipografico”, vero e proprio modello dell’arte bodoniana pubblicato dopo la morte del maestro, nel 1818, che descrive la bellezza dei caratteri tipografici con le seguenti parole: uniformità, regolarità, eleganza, nitidezza, buon gusto. E incanto.